di Giuseppe Messina
E’ disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali “Testacoda” (Artist Development Cosmophonix Production), il nuovo singolo della talentuosa Grid, pseudonimo di Fabiana Mattuzzi.
Il brano, scritto dalla stessa artista, racconta in maniera autentica la quotidianità di una giovane donna, infrangendo cliché, congetture ed etichette che, ancora oggi, ruotano intorno al sesso femminile.
«Come sarebbe a dire che vuoi la libertà e che pretendi un uomo che non ti tradirà?», controsensi tipici di un’epoca, la nostra, in cui spesso «Ci servono dei filtri per la normalità». Una normalità annebbiata, confusa: da una parte l’incertezza del futuro, dall’altra, il mondo illusorio confezionato dai social, ben lontano dalla realtà. Normalità che però non va e non deve essere confusa con l’uniformarsi ad uno schema obsoleto, distante da ciò che siamo, da ciò che ci appartiene: «E tu che ancora provi a dirmi di non correre ed io che quando mi accontento rischio di impazzire»; «Che un po’ mi sento stupida se cerco la felicità»; frasi che evidenziano il desiderio di evadere da quelle situazioni, da quei quadri disegnati da altre mani, che troppo spesso intrappolano l’identità dei giovani di oggi, i loro sogni, i loro obiettivi.
E Grid risponde, senza troppi giri di parole, urlando al mondo «Voglio un testacoda, una vita in testacoda» e con la consapevolezza che «Un po’ mi sento l’unica che poi sa bene dove andrà, nonostante il testacoda, al traguardo in testacoda». Un invito in musica ad essere noi stessi, a mostrarci per ciò che siamo e non per quello che altri – genitori, amici, società -, vorrebbero che fossimo.
«Questo brano – racconta Grid – mi appartiene moltissimo, perché ho deciso di mettermi veramente a nudo, parlando senza maschere di quello in cui credo, di quello che sento dentro e di come vedo il mondo di oggi. E’ come se fosse una mia autobiografia in musica; raccoglie i pensieri dei miei 19 anni di vita».
Nonostante la giovane età, Grid si mostra come una donna determinata e consapevole, una donna che sa cosa vuole, ben distante da quell’immaginario – purtroppo – ancora troppo radicato, che vede la figura femminile come mera ombra dell’uomo, anche e soprattutto sul fronte della realizzazione professionale, percepita ancora da molti come prerogativa maschile.